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Resistenze 2018. Successo per Ghemon e Iannacone.

cs giorno1Una giornata emozionante ieri al Festival delle Resistenze. Il rapper Ghemon accolto dall'abbraccio di un pubblico giovane ha condiviso i momenti difficili che hanno caratterizzato la sua vita e la sua carriera. Iannacone ha guidato il pubblico bolzanino in un viaggio tra le città d'Italia. Oggi a mezzogiorno le celebrazioni ufficiali.

È stata un'intensa giornata quella di ieri al Festival delle Resistenze, tra incontri dedicati agli studenti e alla cultura del territorio e grandi ospiti come Ghemon e Domenico Iannacone. A salire sul palco per primo – alle ore 18 – è stato il rapper di Avellino che, intervistato dal giornalista Pierfrancesco Pacoda, ha ripercorso la sua vita e la sua carriera, dai locali semivuoti dove ha iniziato, fino ai club affollati che ultimamente ospitano i suoi concerti: «Vengo da una città di provincia, mio padre voleva che io facessi l'avvocato anche se in famiglia non c'è tradizione di questo tipo. Ho una famiglia normale, spiegare loro che volevo fare il cantante non è stato semplice. Convincerli che la strada era quella adatta a me quando non avevo un soldo è stato anche peggio – ha raccontato Ghemon al pubblico di piazza Matteotti –. Ci sono stati momenti difficili, certo. Ma il tuo sogno è tuo. Nessuno lo inseguirà per te quindi sei tu a dare la misura, gli altri si convincono di conseguenza». Dopo la musica, la scrittura. È infatti in libreria dal mese scorso Io sono. Diario anticonformista di tutte le volte che ho cambiato pelle: «Scrivendo i miei testi sono abituato a questa modalità espressiva ma certo il libro è stato un lavoro più profondo. Non l'ho mai più riletto dopo aver consegnato la versione definitiva alla casa editrice». Ma questo non sembra essere l'unico nuovo obiettivo per Ghemon: «Forse sembrerò un egoico e c'è indubbiamente una parte di narcisismo in tutto questo, ma sento di avere ancora qualcosa da dire. Ultimamente mi sono avvicinato alla “stand up comedy”, una versione evoluta del cabaret caratterizzata da un'ironia cinica che concede di parlare di temi molto seri con una risata. Negli Stati Uniti funziona molto bene, in Italia si fa molta più fatica ad accettare una risata sarcastica». Un tabù Ghemon ha voluto romperlo, nel suo libro ma anche in piazza Matteotti: «Ho avuto un periodo di depressione e parlarne credo faccia bene a me e a tutti. La condivisione è l'unica strada. La depressione non è il contrario della felicità, quella è la tristezza. La depressione è la mancanza di voglia di fare, ti paralizza, ti fa sentire in colpa. Curarsi, parlarne, condividere sono le strade giuste per uscirne. La “stand up comedy” mi consente di parlare anche di questo con un registro che sento mio, quello dell'ironia». Ghemon è sceso dal palco tra applausi e commozione del pubblico. Giovani fans, ma anche casuali spettatori più adulti, hanno salutato il cantante ringraziandolo per aver condiviso uno spazio intimo chiedendo foto e autografi che il rapper ha volentieri concesso.

Alle ore 21 un altro grande ospite ha riempito piazza Matteotti: Domenico Iannacone. Grazie alle storie raccolte in diverse edizioni de I dieci comandamenti e proiettate durante la serata di ieri, Iannacone ha raccontato al pubblico di Resistenze le periferie di diverse città italiane, da Napoli che «ti viene addosso», a Milano, più composta ma non per questo meno autentica: «Ogni città ha la sua faccia, anzi molte facce. Io ho provato, come osservatore esterno, a guardale e raccontarle. In questi luoghi si trova tutto: un supermercato delle emozioni. Ho deciso di raccontare le persone con la densità morale ed emotiva che a mio avviso le persone meritano».

Gli appuntamenti di oggi, Giornata della Liberazione, si alternano in piazza. Alle 12 le celebrazioni ufficiali sono terminate come da tradizione davanti al busto di Giacomo Matteotti. Presenti: Christian Tommasini, vicepresidente della Provincia autonoma di Bolzano, il sindaco della città Renzo Caramaschi e il presidente dell'ANPI altoatesina, Guido Margheri.
A fare gli onori di casa è Daniel Benelli, coordinatore della Piattaforma delle Reisstenze che passa poi la parola alle autorità per i saluti. A prendere il microfono per primo è Christian Tommasini: «Il 25 aprile collega idealmente la Resistenza storica a ciò a cui vale la pena resistere oggi, come la paura o l'indifferenza. È bello essere qui tutti insieme, è un modo per sentirsi vicini, per creare relazioni, per costruire una società basata su una costruzione democratica che mette al centro la libertà».  
«Anche quest'anno abbiamo riscoperto un pezzetto delle radici popolari del 25 aprile, la festa di tutti – continua Margheri di ANPI –. In questi luoghi, in particolare, la Festa della Liberazione celebra anche la capacità di incontrarsi fra persone divise da questioni di confine.  Noi oggi rappresentiamo quell'incontro. Umberto Eco ha parlato di "fascismo eterno", quello di chi vuole negare la libertà, di chi vuole negare la dignità delle persone. Quel fascismo ci sarà sempre, ma verrà sconfitto finché resterà vivo il ricordo della Resistenza. Secondo Pietro Calamandrei, la memoria resterà viva finché tutti i giovani conosceranno la Costituzione e come è stata scritta».
Conclude il sindaco Caramaschi: «Sono nato in questo quartiere, a 100 metri da questa piazza. Il 25 aprile è la festa di tutti noi, perché celebra la pace, la democrazia e la libertà, valori importantissimi perché ci consentono di crescere. È la festa di una nazione intera, perché non celebra un vincitore».

Continuano le attività dedicate per lo più alle famiglie nel pomeriggio del Festival delle Resistenze. A chiudere l'ottava edizione – stasera alle ore 21 – sarà il giornalista Andrea Purgatori con un approfondimento sul caso Moro.

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