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Welcome to Bolzanism - 14.09.2018

di Giancarlo Riccio

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Un lungo cartoncino con un grande foro, come quello che si lascia sulle maniglie delle stanze di pensioni e alberghi, costituisce l’allegoria, il simbolo e anche un eccellente esempio di che cosa sia stato il progetto Bolzanism nel lotto 1 di via Cagliari a Bolzano. E offre anche a tutti una spiegazione in più del successo di Welcome to Bolzanism, prosecuzione e arricchimento del primo progetto e della sua giornata pubblica più bella e intensa. Quella di venerdì 14 settembre che si è dipanata proprio tra i palazzi bolzanini di via Cagliari.

I pigri (o peggio) pensano che tutto questo sia la periferia di Bolzano. Ma quando una collettività, prima divisa e magari anche un po’ sospettosa, di quasi 400 famiglie inizia ad elaborare la propria storia collettiva e i mille rivoli di quelle individuali, allora non si può parlare di emarginazione, di luoghi e persone lontane da un centro o da uno dei centri di una città. Il confronto, la conoscenza e gli scambi reciproci di esperienze sono la ricetta migliore contro isolamento, paure, sospetti. E i risultati arrivano.

Claudio Andolfo, direttore della ripartizione Cultura Italiana, ne è convinto: “Il concetto di periferia, del resto, è cambiato completamente. Se prima si pensava al centro, al centro storico o al capoluogo di una provincia, ora invece i centri sono molti. E questi centri sono dislocati in tutta la città e in tutta la provincia. Persino la parola “periferia” non è più correttissima e si preferisce parlare di territori. Con valori assoluti indipendentemente dalla zona in cui si trovano”.

Rincara la dose Luca Bizzarri, direttore dell'ufficio Politiche Giovanili. “Qui sta facendo un lavoro soprattutto per valorizzare i punti di forza. Siamo convinti che la cultura possa creare occasioni di incontro e di confronto. Importante creare uno spirito di comunità. La cultura crea antidoti che aiutano a leggere gli avvenimenti del presente. Così, si sconfigge la paura e la cultura della paura”.

articolo giancarlo riccio 3Già: ma quel cartoncino di cui dicevamo all’inizio? Colore blu (il colore guida dei progetti), ha uno spazio bianco dove, in italiano su un lato e in tedesco sull’altro, ciascuna famiglia del lotto 1 di via Cagliari può segnalare a tutti i vicini in quali giorni e in quali ore è disponibile all’incontro, al parlarsi insieme, a discutere delle cose che non vanno e a trovare soluzioni condivise e soddisfacenti.

E i nuovi arrivati nel complesso? Mediamente dieci famiglie ogni anno su quasi 400 nuclei stabili. Per loro, da venerdì scorso, c’è addirittura un kit di benvenuto. Un sacchetto che contiene le cose che i residenti ritengono siano indispensabili per i nuovi arrivati: una mappa del quartiere con i luoghi che in via Cagliari già conoscono e hanno sperimentato. Poi la storia dello stesso lotto 1. Una guida per la raccolta differenziata e una utilissima agenda telefonica con nomi e riferimenti di quei vicini di casa che possono aiutare i nuovi arrivati in piccoli lavori in casa fino alla preparazione di piatti tipici e a una riaggiustata ai capelli senza spendere troppo. Una comunità si costruisce così.

I PROGETTI DI VIA CAGLIARI A BOLZANO.
Il progetto Welcome to Bolzanism è stato ideato da Cooperativa 19 (cooperativa bolzanina che opera in campo culturale) e il collettivo Campomarzio (Trento, collettivo di architetti). Welcome to Bolzanism è il proseguimento di Bolzanism, iniziativa proposta dalle medesime realtà nel corso del 2017 all'interno dei Percorsi promossi grazie a bando Resistenze. Questo secondo progetto – ancora una volta realizzato all'interno dei Percorsi – cerca di sviluppare dinamiche relazionali tra i condomini del lotto 1 di via Cagliari, un complesso che si compone di circa 400 unità. I progettisti, con l'aiuto degli abitanti, hanno cercato di mappare le principali attività ricreative dei condomini, di comprendere le loro abitudini, le associazioni frequentate e di riferimento. Tutte le informazioni raccolte (cosa c'è nel quartiere, cosa metto a disposizione io, singolo soggetto, cosa consiglio di fare nel quartiere) sono state raccolte e inserite all'interno di un kit di benvenuto che è stato consegnato ai nuovi abitanti, o comunque ai soggetti che da poco abitano lo stabile. Lo scopo è quello di creare una relazione tra condomini "storici" e di nuovo insediamento, accogliere i secondi recuperando le regole di buon vicinato, abbattere le diffidenze e le titubanze tra le due parti. Il progetto ha richiesto un grande impegno.
Molto peso infatti è stato dato al processo, agli incontri, ai racconti dei condomini. Il grosso del lavoro è stato quindi, per i progettisti, guadagnarsi la fiducia degli abitanti, costruire un rapporto e coinvolgerli attivamente nella costruzione del progetto.

articolo giancarlo riccio 4CRESCERE INSIEME, SUPERANDO I PROBLEMI.
Conoscenze e sensibilità diverse da amalgamare e intrecciare, certo. Ma anche soluzioni ai problemi. Sul sito delle due associazioni che hanno elaborato e poi articolato i progetti, ricorrono interrogativi come “Perché ha 8 piani e 3 fermate di ascensore?” riferito alle singole scale dei palazzi. Oppure “Quanti gradini hanno i Pifferi (un complesso di viale Europa, ndr)?”. Oppure ancora che cosa sono quelle case (le cosiddette “inglesine”) dall’altra parte di via Cagliari.
“I problemi ci sono” ha ripetuto pragmaticamente cinque volte l’assessore provinciale Christian Tommasini durante il saluto che ha scambiato venerdì scorso con i residenti vecchi e nuovi di via Cagliari. Ma elaborare soluzioni senza conoscenze non serve a nulla. Per questo, i due progetti elaborati con le famiglie dai due gruppi di lavoro stanno funzionando e avranno un ulteriore sviluppo nella prossima primavera. Un annuncio che proietta nuove potenzialità sui progetti in corso.

IL POMERIGGIO IN VIA CAGLIARI.
Intanto, via Cagliari a Bolzano e il suo lotto 1 sono stati venerdì 14 settembre 2018 (la data è da non dimenticare) una festa lunga un giorno. C’è stato un torneo di briscola (alcuni giocatori e soprattutto giocatrici che sono già nonni si sono mangiati in un boccone i più giovani avversari. Alcuni gruppi di bambini, tutti educatissimi e appartenenti a tante comunità linguistiche del mondo hanno fatto man bassa di biscotti e dolcetti ma chiedendo ogni volta “posso?”. Educatissimi e bravissimi. Qualcuno ha suonato la chitarra, qualcun altro ha cantato, tutti hanno letto (o riletto) alcuni grandi cartelli con la storia di questo complesso di edilizia popolare. Man mano sono arrivati bolzanini (e non) che non abitano in via Cagliari. Ma che sapevano che quel giorno si sarebbe respirata, per i residenti ma anche per gli ospiti, un’aria nuova.

IL COLLEGAMENTO TELEFONICO CON IL FESTIVAL RESISTENZE A TRENTO E ALLA FINE PIZZA PER TUTTI.
A metà pomeriggio alcuni tra i presenti in via Cagliari, dopo un boato di saluto per tutti, hanno raccontato ai presenti al Festival delle Resistenze di Trento (a Bolzano si svolge in aprile) che cosa stava accadendo nel corso di una lunga diretta telefonica. E da quanto tempo via Cagliari è un Treffpunkt, una occasione di elaborazione e di solidarietà collettiva e anche un propulsore di proposte per stare meglio tutti e tutti insieme.
Prima della pizza finale (diciamolo, quella senza mozzarella è stata apprezzata di più), l’assessore Tommasini ha riflettuto con tutti i presenti.

TOMMASINI: COME ANDARE AVANTI.

“La cosa più importante – tiene a dire l’assessore Christian Tommasini – è coltivare, mantenere relazioni tra i cittadini, tra le persone. Noi siamo tutti persone in carne ed ossa, viviamo in questo tempo e in questa società. E dobbiamo darci reciprocamente una mano”.
E ancora: “I problemi ci sono, come c’erano e come ci saranno domani. Ed è illusorio che qualcuno li risolva per noi. Dobbiamo tutti quanti fare squadra”.
E questo progetto di via Cagliari? “Un progetto che nasce dall’idea che viviamo in una bella realtà, in un bel quartiere come questo. Ma bello non solo per gli immobili che pure sono importanti, ma anche grazie alla civiltà delle persone. E la civiltà delle persone – prosegue Tommasini – significa svuotare il cassonetto e non lasciare rifiuti in giro ma anche dare una mano al vicino quando ne ha bisogno”.
E quali rapporti si costruiscono qui? “Costruiamo relazioni positive, rapporti, amicizie. E le amicizie e le relazioni sono quelle che davvero fanno la qualità della nostra vita”. Come è cambiato il concetto di periferia negli anni? Risponde sempre Tommasini: “Si parla spesso di periferia, di centro, di alto e di basso. Per me non esistono periferie. Per me esistono luoghi che devono essere abitati e vissuti. Ogni quartiere ha una sua centralità fatta dal vissuto delle persone”.
Il modello di via Cagliari è esportabile? “Deve esserlo. Noi vogliamo costruire una nuova forma di stato sociale basato sulle relazioni e sulla cultura. Abbiamo certo bisogno della casa, dei servizi sanitari di qualità, di un lavoro o di una pensione. Ma abbiamo bisogno anche di rapporti umani. E questo modello, allora, dove non si rimane da soli davanti alla tv è fondamentale. Noi vogliamo vivere bene. E per vivere bene non vogliamo una società della paura bensì una società che si rimbocca le maniche e insieme prova a risolvere i problemi grazie alle relazioni e alla amicizia”.

COOPERATIVA 19 E CAMPOMARZIO, COLLABORAZIONE VINCENTE.

Due realtà di associazioni collaborano con buoni risultati. Per Valentina Cramerotti (Cooperativa 19 di Bolzano), “Bolzanism, attraverso uno studio ed un riscontro diretto sul campo con i cittadini, mira a ricostruire e rappresentare l’evoluzione dell’abitare, dall’epoca della loro costruzione ad oggi, di alcuni tra i più significativi complessi residenziali popolari del ‘900 – cellule base nella produzione dei quartieri – della città di Bolzano. Lo studio della dinamica evolutiva della città, la scelta di alcuni complessi rappresentativi e l’organizzazione di incontri – come feste di condominio e momenti di riflessione – con gli inquilini, avviano il processo di confronto che coinvolge le persone stesse nella ridefinizione della propria identità collettiva”.
Obiettivo? “Quello di stimolare una presa di coscienza da parte degli abitanti della storia del proprio caseggiato (o gruppo di caseggiati) e della relazione tra questa e la storia del quartiere e della città, e di ottenere dagli inquilini la narrazione individuale della propria “micro-storia”. Il passaggio dialettico “dalla storia che mi appartiene più intimamente perché è la storia del luogo che abito quotidianamente, alla storia della città passando per il luogo dove vivo” ossia il quartiere, rappresenta un percorso necessario per avviare dinamiche di coinvolgimento dei cittadini”, risponde Cramerotti riferendosi a quanto è stato elaborato agli inizi di questo impegno importante.
Alessandro Busana di Campomarzio (collettivo trentino di architetti e ingegneri), ribadisce che “questo progetto nasce come una indagine sul campo su tutta Bolzano Ovest. Abbiamo partecipato al bando di Resistenze lo scorso anno e la nostra proposta è piaciuta. Questa area di edilizia popolare dove ci troviamo è storicamente un unicum a livello italiano e molto particolare anche a livello europeo”. Perché? “Perché nasce da un contesto storico che è quello che si lega al Ventennio fascista e che lo ha reso dal punto di vista urbanistico molto interessante. In questa zona di Bolzano, la città è nata sulle proprie ceneri nel corso di un solo secolo”.
L’occasione, qui, è anche quella di ricordare Silvano Bassetti e Robi Nicoli, architetti molto impegnati sul piano della edilizia sociale e della progettualità per le fasce più deboli della nostra società e scomparsi alcuni anni fa.

DUE INQUILINE RACCONTANO.

La signora Luigina è stata una delle protagoniste (e vincitrici) del torneo di briscola del 14 settembre. Vive in via Cagliari da molti anni. Si trova bene ma… “ad esempio nella mia scala da qualche tempo l’ascensore scende solo fino al primo piano e poi si ferma. Sa, ho anche problemi a una gamba. Per ora niente da fare, pare sia un problema dei pulsanti dell’ascensore. Ma altre cose funzionano e gli autobus qui davanti passano ogni sette minuti. Una bella comodità”. E cosa pensa la signora della possibilità di accoglienza di nuovi inquilini? “Lo sa? Ci sono persone che si comportano bene e altre che non lo fanno. E non è facile interloquire con le persone maleducate. Io, ormai tiro dritto… Certo vorrei più educazione”.
La signora Sieglinde, di madrelingua tedesca, vive in via Cagliari dal 1971 ed è caposcala della sua scala nonché fiduciaria dell’intero complesso del Lotto 1. “Tra i miei compiti c’è quello di segnalare i problemi, quello che si è rotto tra le strutture comuni, dalle luci agli ascensori. Poi intervenire e mediare se si consumano litigi e incomprensioni tra condomini. Io sono sempre per soluzioni pacifiche, per venirsi incontro. Non nascondo che qui episodi di maleducazione e di microdelinquenza ci sono. Ma ci sono anche i controlli, per fortuna”.
E i cani che sporcano? E il gioco del pallone dove e quando è vietato? “Lasciamo perdere… Il rispetto delle regole non è garantito da tutti. Chi arriva qui si deve adeguare alle regole esistenti”. Eppure il lavoro capillare delle due cooperative sembra stia funzionando. La signora conferma? “Sì, è vero, lo confermo. I ragazzi sono bravissimi. Ma sono anche un po’ fortunati, se posso dirlo, perché tutti noi inquilini abbiamo dato una mano. E in questa occasione del 14 settembre al nostro incontro, come vede, sono venute molte persone e non solo italiane. Sì, mi pare che si inizi a respirare un’aria nuova…”.

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